venerdì 30 ottobre 2009

Visione n°6.

Il rumore dei tuoi passi gioca a ping pong,con i battiti del mio cuore,rosa nera.
Sei arrivata cavalcando il sogno,vestita di buio,e con te porti l'odore del desiderio,rosa nera.
Confusi e variopinti inganni,fremono delusi,in attesa di essere sciolti,rosa nera.
Guarda come mi trasformo nella strada affollata,sabbia di vetro,circo di parole,un prezzo anche per le delusioni,rosa nera.
San Francisco,un cancello senza apertura,e il fuoco passa tra le rovine di immagini di amore e morte,sacrificio per gli amanti,rosa nera.
Il fruscio delle tue calze sul mio viso,in questo gioco a due,nella luce intensa,freddo metallico,tensione al limite,nessun premio,rosa nera.
Cielo liquido fluido rosso,mi sali sopra,schiuma di neve,il capolinea dei sensi,dolce creatura,ventre accogliente,e caldo,rosa nera.
Illudi il giorno per incontrare la notte,e io mi travesto da notte,e ti aspetto,rosa nera.
(Dedico il mio scritto a,G-G-G-S.)

giovedì 22 ottobre 2009

Oceanic 12. Il nuovo mondo?

Nella notte un demone mentale esce e vaga,senza pena.
Come erezione viva e pulsante,trasforma e sublima un incantesimo,riuscito,tra cielo e terra.
La luce del giorno ripristina le funzioni vitali.
Vago con un diamante puro nel cuore,umido dalle sue lacrime.
Arrivo in una radura della foresta viola,nell'estremità orientale dell'isola di Zamoras.
Scopro in mezzo al fogliame un bozzello di paranco di una vecchia nave,che pende da un albero sopra una depressione coprita di terra.
La curiosità è come un animale affamato,e se ti assale,il vincitore è uno solo.
Trovo dei ferri nelle vicinanze,inizio a scavare,dopo due ore,trovo l'apertura di un ampio pozzo a sezione circolare del diametro di 6 metri.
Ora dal mio zaino tiro fuori una corda,la lego al gancio del paranco,e vado sotto.
Scavo ancora e trovo una piattaforma,ora sono 7 metri sotto,continuo a scavare,
riesco a bucare la piattaforma,mi calo giù,sono su un altra piattaforma.
Ora calcolando i metri di corda rimasti sono a 20 metri sotto terra.
Con un legno e uno straccio faccio una torcia,sento delle voci venire da sotto,la sensazione è unica,da brivido.
Devo scavare ancora,questa piattaforma è durissima,un impasto di fibre di cocco,mastice e pece,e creta silicea,dopo molti tentativi riesco a bucare la piattaforma,allargo il buco,le voci sembrano molto vicine.
Entro nel buco e mi calo di sotto,do fuoco alla torcia,scendo,sono in un salone molto grande,calcolando i metri di corda rimasti sono 80 metri sotto terra,sento le voci,sensazione intima.
Mi dirigo nel punto dove si sentono le voci,una parete, e sulla parete un portellone a sezione circolare del diametro di 8 metri,molto spesso e di creta silicea pura,e solo questo portellone mi divide dalle voci.
Non posso dire che sia il nuovo mondo,ma non posso neanche dire che non lo sia.
A questo punto mi fermo,mi lego con la corda e risalgo,piano,piano,sono fuori.
Come oceano che non si stanca mai e non esaurisce la sua forza,io ho aperto un varco,e vado senza paura.
(Dedico il mio scritto,con dolcezza, alla fata Dea.)

venerdì 16 ottobre 2009

Una storia vera.

La storia che scrivo è vera,è capitata molti anni fa.
Sulla strada ci sono due uomini,uno giovane e l'altro anziano.
Sono al semaforo,uno da una parte,e l'altro dalla parte opposta.
Scatta il verde,l'anziano scende dal marciapiede,il giovane si accende una sigaretta e inizia a camminare,a metà strada l'anziano tende la mano al giovane in segno di aiuto,i suoi occhi diventano bianchi,le ginocchia si piegano,il giovane lo guarda dritto negli occhi,e passa prosegue la sua strada,deve recarsi al lavoro,l'anziano sviene.
A questo punto.........
Per tre giorni e tre notti il giovane non riesce a dimenticare gli occhi bianchi e vuoti dell'uomo anziano,è perseguitato,li vede in ogni luogo.
Il giovane non capisce, è devastato psicologicamente.
Il quarto giorno,si sveglia,si alza,entra in bagno,si prepara per la giornata lavorativa,si mette la schiuma sul viso per radersi,si guarda allo specchio,ma nel vedersi capisce l'errore fatto,nei confronti dell'uomo anziano,una morsa allo stomaco sale,arriva al cuore,i suoi occhi sono lucidi,pieni di lacrime,cerca una risposta,fa analisi interiore.
Si guarda dentro,un percorso intimo,tra lui e il suo cuore,percorso lento,ma che serve.
Nel suo cuore sente che tutto non è perduto,si rende conto dell'uomo che è diventato,insensibile,arido,e senza amore da dare.
Vede e sente un puntino luminoso nel lato più nascosto del suo cuore,e su quel puntino lavora e rinasce,si fa una promessa,che se un giorno ci fosse stata occasione,non si sarebbe tirato indietro,avrebbe fatto il suo dovere,da uomo vero,molte occasioni si sono presentate al giovane,ma non è più scappato,ora non è più insensibile,e pensa agli altri,e conosce l'amore e la dolcezza.
Ha capito,va avanti per la sua strada,ma guarda anche dietro.
Grazie a tutti.

venerdì 9 ottobre 2009

Visione n°5.

Voi che riposate,a Père Lachaise.
Il bianco delle lapidi, si confonde con il gelido pallore del mio viso.
Voi che avete combattuto bene,cani maledetti,per il vostro posto al caldo degli inferi,anime,spoglie,deluse,buie.
Il vento di Parigi saluta gli alberi,sul viale degli amori finiti.
Una triste angoscia sale dal mio cuore,non posso fermarla.
é autunno,le foglie cadono,come le nostre vite.
La grande stagione,è morta,appassita come fiori secchi che non puoi cambiare.
Tutto il giorno e la notte,erano per noi.
Non voglio sporcare il tuo vestito bianco,di sposa perduta,con le mie lacrime di sangue caldo,devo andare lontano,addio.
(dedico il mio scritto,a,G-P-M-G.)

sabato 3 ottobre 2009

Oceanic 11.Sensazioni.

danziamo sul fuoco.
mentre i bambini giocano,in un turbinio di schegge e lapilli.
metallo freddo,cloro,mescalina.
lo sciamano riposa, entro breve uscirà dalla sua tenda.
le fiamme divorano i sensi,i dubbi,rimangono,al gelo.
sono il demone buono.
sono l'angelo malvagio.
sono il vestito scolorito.
sono le unghie sulla lavagna.
sono l'acrobata dei sentimenti.
sono il vento che nutre le incertezze nel cuore degli amanti.
l'unica musica che sento è il fruscio dell'erba solleticata dal vento.
sono al crocicchio descritto da Dea,capto i riflessi delle onde.
disagio interiore,devo prendere una decisione,tornare alla base,o andare alla ricerca del mio io più nascosto.
non torno alla base,sono nel buio totale,solo le stelle illuminano il percorso.
una voce lontana,portata dal vento,dice,sshhh!!seeeiiiiii l'uuuoooomooo diiii cuuiiii aaaveeerrr paaauuuuraaaa shhhh,e il suono dell'arpa modella il ritmo della voce.
arrivo nel punto preciso,da dove venivano le voci e il suono dell'arpa.
sono loro gli Ikal,umanoidi volanti,proseguo senza farmi vedere.
mi fermo e aspetto l'alba,lei arriva,e porta nuova luce color porpora,mi rilasso andando avanti.
come oceano,che esiste dalla creazione,dagli inferi degli abissi,ascolto un lamento,ma non posso fermarmi.
(dedico il mio scritto, alla fata Dea,con Amore.)